Descrizione
Seguendo il sentiero 844 B Lurago Marinone – Mozzate ci si immette in via Schina. Prima dell’urbanizzazione, al bordo sinistra della strada vi era una sorgente detta Bòzza Poliroeura, che raccoglieva le acque che riuscivano a infiltrarsi dal pianalto sovrastante e subito a valle tornavano in superficie. Quella bozza era usata comunemente per rifocillarsi durante il lavoro nei vicini campi e boschi.
Salendo sulla via Schina si incrocia il ponte sul torrente Lambarin, affluente del Bozzente; sulla sinistra vi è il bosco della Bersanella, toponimo che indica un roccolo di caccia agli uccelli, oggi in disuso. Il nome è un adattamento locale di “brescianella”, poichè queste peculiari strutture erano state inventate nel territorio della Lombardia orientale. Vi si può notare una composizione forestale mista di specie autoctone (pino silvestre, quercia farnia, nocciolo, betulla) ed esotiche, importate dai Castiglioni (robinia, quercia rossa). Vi è inoltre presente una specie alloctona invasiva introdotta nel Novecento, il ciliegio tardivo (Prunus serotina). Cionostante, in prossimità del roccolo, si possono anche osservare carpini bianchi e biancospini, oggi sviluppati a medio-alte grandezze. I carpini sono disposti in un duplice filare a forma di ferro di cavallo e venivano utilizzati come punto di appoggio delle reti per la cattura degli uccelli. Con questo sistema, un tempo installato in spazi aperti, si simulava un bosco: con uccelli da richiamo, i volatili venivano attirati e intrappolati nelle reti appositamente stese.
La “terra rossa”
Poco a nord della Bersanella si costeggiano i fossi creati dalle acque meteoriche e dal continuo dilavamento.
La presenza di terra rossa e argillosa, detta comunemente “ferretto” (ferrett), è una caratteristica geologica evidente in questa porzione di territorio. Essa deriva dall’alterazione dei depositi morenici e fluvioglaciali creatisi nell’Età Quaternaria e in particolare nei periodi più antichi (Pleistocene, detto anche diluvium) o più recenti (Olocene). Si tratta di suoli poco permeabili sui quali le acque meteoriche dilavano rapidamente in caso di pendenza o ristagnano anche per lunghi periodi nelle aree più pianeggianti.
A metà sentiero, sulla sinistra, si possono ancora notare i resti di una struttura di cemento che serviva in passato da ponte per far transitare i carrelli carichi di argilla, la terra rossa che veniva scavata a Mozzate e soprattutto dalla cava di Lurago e trasportata verso il paese di Mozzate dove aveva sede la Litoceramica Piccinelli, edificata nel 1893-94 e oggi abbattuta. I vagoncini erano mossi dalla forza dei cavalli.
Si ritorni poi sulla strada asfaltata.
Autore
Matteo Colaone