Descrizione
La torre di San Maffeo si trova sull’omonimo colle nel Comune di Rodero a 505 m s.l.m., raggiungibile percorrendo il sentiero confinale 400/700. La possente opera, d’incerta fondazione, apparteneva a un sistema coordinato e strategico di punti di avvistamento che univa le alture fra Lario, Ceresio e Verbano.
Notevole è il panorama che si gode da questa posizione, che riflette la funzione militare che permetteva di permetteva di controllare a sud la Valle del Lanza o Valmorea, i borghi di Rodero, Cagno, Malnate, Solbiate, Binago e a nord l’attuale Canton Ticino, la Valle di Muggiò, il Monte Generoso e anche una piccola porzione del lago di Lugano.
Cosa vedere
Il percorso di avvicinamento al colle di San Maffeo permette di osservare i boschi di castagno, che costituiscono la formazione vegetale dominante, associata a rovere, farnia, betulla, carpino e a conifere sia spontanee (pino silvestre) che coltivate.
Sulla cima del colle si apre uno spiazzo, originariamente occupato da una fortificazione che si è ipotizzato essere stata molto più ampia rispetto alle rimanenze attuali. Qui si osserva la base in pietra della torre e la chiesa, la cui prima attestazione documentale è del 1438 e che, nelle forme attuali, è settecentesca. Attualmente è dedicata a Maria Regina Angelorum, a San Grato (protettore dalla tempeste), e San Maffeo (a causa di una erronea interpretazione della grafia antica del nome Matteo).
Altre testimonianze storiche minori sono l’avanzo di una cisterna per la raccolta dell’acqua, una croce stazionale e un peculiare cippo con l’effigie di un teschio, probabilmente a segnare il ritrovamento di sepolture d’età moderna.
La storia della torre
Verso la metà del VI secolo i longobardi penetrarono in Val Padana. Ritrovatisi ben presto minacciati dai Franchi, che li insidiavano in continuazione dal fronte alpino, queste genti riattarono il sistema difensivo d’età antica, in particolare in corrispondenza delle chiuse, i passaggi montani e pedemontani obbligatori.
In quel frangente del Medioevo, giocarono un ruolo le nostre fortificazioni collinari: il Caslé in Val d’Intelvi, la Torre del Baradello sopra Como, il Monte Morone di Malnate, la Torre di Velate presso Varese, il Castello di Frascarolo e la Torre della Pezza a Induno, il Colle del Sant’Elia a Viggiù, la Torre del San Martino a Besano, il Castello di Cuasso e molte altre.
Rodero e San Maffeo furono in qualche modo direttamente interessati dai traffici passanti per Castelseprio tramite la via Como-Novara. Una diramazione di questo itinerario si dirigeva verso Malnate, dove incrociava la Milano-Bellinzona e un’altra strada che, passando per Rodero,
puntava verso il Ceresio.
Con i Longobardi si attesta anche la presenza della chiesa, dedicata a San Matteo, che si innesta in una schiera di venerati anti-ariani in gran voga dopo la conversione al cattolicesimo, era legato all’estirpazione della magia.
Col passare del tempo, ciò che è rimasto della torre è pari forse a solo un terzo dell’altezza originale, e molte pietre furono per certo reimpiegate per l’edilizia civile e religiosa del paese.
Lo studio della torre
Il primo moderno studioso della torre di Rodero fu Antonio Magni della Società Archeologica Comense, che nel 1903 salì sul colle di San Maffeo osservando il rudere, e non ebbe dubbi nell’identificarlo come un manufatto romano.
II primo studio più approfondito si deve invece a Oreste Mattirolo, proprietario del colle nel 1937, dopo che la sua famiglia la acquistò nel 1860 in un’asta governativa di beni ecclesiastici, prima che lo facessero gli scalpellini di Viggiù, intenzionati a demolirlo per cavarne
le utili pietre ben squadrate. Mattirolo esegui misure abbastanza precise e notò che due pietre – ancora visibili – riportavano le decorazioni a sbalzo di una colomba e di una strana figura umana.
Gian Piero Bognetti, nel 1948, invitò a riflettere su una datazione goto-bizantina o tutt’al più tardo-imperiale; altri studiosi più recenti, basandosi sull’analisi dei materiali, hanno retrodatato l’origine della torre al periodo pre-augustea, con una ristrutturazione in età tarda; si scoprono nuove decorazioni: un’effige di un pesce e un simbolo a “S”.
Una relazione del 1994 dell’archeologa Donatella Caporusso ha dimostrato come sotto la torre vi sia la base di una struttura precedente, più grande dell’attuale e di origine anteriore alla parte superiore, altomedioevale. La conferma di come l’intero edificio sia davvero la sintesi del continuo e secolare lavoro dei nostri antenati per la strenua difesa della propria terra.
Geolocalizzazione
Autore
Matteo Colaone