Descrizione
Il Sasso delle Strega (Sass de la Stria) è un monumentale masso erratico che si trova a circa 200 metri a sud-est della stazione ferroviaria di Malnate Olona, poco lontano dai binari.
Provenendo da Malnate, si scende in località Folla, dove – alla rotonda – proseguendo alcuni metri in direzione Varese, si trovano le indicazioni per la stazione della ferrovia turistica della Valmorea, che si trova in via Gorizia. Dal piazzale della stazione, sulla destra inizia il sentiero di fondovalle che porta poi ai Mulini di Gurone. Dopo circa 200 metri ,appena passata una valletta e una breve salita, si arriva direttamente al masso.
Com’è fatto
Misura circa 12 x 7 metri ed è alto 5. Si stima che il peso sia di circa 900 tonnellate. A prima vista, la sua conformazione massiccia e isolata potrebbe far confondere il roccione con uno dei numerosi massi erratici lasciati in valle dal ritiro dei ghiacciai. Un più attento esame rivela che il sasso è composto da arenaria o pietra molera, la cui origine deriva dalla compattazione di antiche sabbie marine.
La storia recente vuole invece il masso collegato con la vicina Cava del Sass, dove si estraeva il minerale. La forma spianata della parte superiore e gli inequivocabili segni di perforazione meccanica, fa dedurre che la parte superiore del Sass de la Stria sia stata asportata. Dunque, in origine, esso doveva essere alto forse il doppio. Purtoppo, l’essere comodamente posto al lato della ferrovia e della piana, ne ha comportato il divenire una comoda sorgente di blocchi da scaricarsi poco a valle o direttamente sui vagoni.
I fori circolari rappresentano dunque i punti di arrivo dei trapani e delle attrezzature pian piano infisse nella roccia; lo stesso dicasi per le lunghe linee di incisione. Con scalpelli, mazze e cunei, si tagliavano le lastre e i blocchi, poi venduti all’industria edilizia.
Il nome
La stria è, in lombardo, la strega: nome, sino a pochi decenni fa, nome da pronunciare con timore e guardandosi bene le spalle. Secondo le tradizioni del paese, questa figura poteva invocare il ol Signur di Besti, il Dio degli Animali, una divinità selvatica che donava la capacità di trasformarsi in un animale e permettere di così di agire indisturbata.
Il mezzo per trascendere la dimensione reale e penetrare in un altro corpo era la conoscenza di formule e riti magici contenuti in un libro, ma anche pratiche tramandate oralmente da nonna alla nipote, saltando una generazione. Una volta raggiunti i propri scopi, tipicamente malefici, la strega ritornava alle sue sembianze umane, così che nessuno potesse accorgersi dell’origine del suo operato malefico.
Leggende
La popolazione che abita e abitava la Folla, la località di Malnate prossima al Sass, racconta che sotto il masso vi sia una porticina segreta che dava accesso ad un piccolo anfratto. In questo luogo umido e buio, pernottava la stria de la Fòlla: dopo aver addormentato il marito e i figli – che non sapevano che lei fosse tale – faceva da guardia al sentiero verso i Mulini di Gurone, seguendo l’attuale massicciata della ferrovia.
Nelle notti di luna piena le streghe si radunavano nella Cava di Sass e la stria de la Fòlla controllava che nessuno si avvicinasse a disturbare: poteva anche cospargersi il corpo con una polevere magica che la faceva trasformare in un grosso serpente detto la ratera dol sass (“il biacco del sasso”) che intimoriva e ingoiava viandanti e malcapitati.
Una notte però, durante il sabba, si scatenò un violento temporale che lavò via la polvere magica dalla pelle e fece svanire gli effetti dell’incantesimo: la povera strega tornò umana, nuda e infreddolita ai piedi del masso. Così venne riconosciuta essere un’insospettabile lavandaia del paese. Per la vergogna, sparì per sempre da Malnate liberando il masso dall’incantesimo del terribile serpente.
Autore
Matteo Colaone