Descrizione
Il Fontanile di Tradate è un torrente che nasce da diversi rami minori all’interno del Parco della Pineta e prosegue il proprio corso in un alveo rettificato dall’uomo negli scorsi secoli, inoltrandosi negli attuali PLIS del Medio Olona e e PLIS del Rugareto, dove si spaglia.
Corso
Il bacino idrografico del Fontanile di Tradate ha la sue sorgenti più settentrionali nel territorio dei Comuni di Binago, Beregazzo con Figliaro e Castelnuovo Bozzente. Queste vallette possono essere visitate percorrendo i sentieri 841 e [846]. In particolare, su quest’ultimo si incontra la sorgente Fontafredda, una delle pochi fonti perenni del Parco della Pineta.
Il torrente scorre verso meridione nella Valle di Castelnuovo, al cui sbocco incontra il sentiero 542 e il sentiero LP, in Comune di Tradate. Al confine del Parco, raccoglie le acque del torrente San Giorgio, che ha origine a Venegono Superiore. Attraversa quindi il centro abitato di Tradate, raggiungendo le campagne a sud-ovest di esso, dove è convogliato in un alveo artificiale realizzato rettificando quello naturale durante le operazioni settecentesche del Piano della separazione dei torrenti.
In questo ultimo tratto, il Fontanile prende il nome di Rabaù e scorre nella piana che lo conduce, infine, nel territorio del comune di Gorla Minore, all’interno del PLIS del Bosco del Rugareto, dove spaglia in una vasca appositamente scavata nel 2014.
Origine del nome
Se il nome Fontanile è generico e di immediata comprensione, il nome originale e autentico del torrente è Rabaù e, nei documenti antichi, Rabaulus[1]. Idronimi simili si trovano a denominare alcuni punti del fiume Ticino caratterizzati da una corrente rapida e da una pendenza più pronunciata, fatto che ha condotto il linguista Dante Olivieri a ipotizzare un’etimologia da rabbia, rabbiosa[2], parola con cui si intendeva la “rapida”, ossia il tratto dove la l’acqua assume un’impetuosa velocità. Ciò sarebbe del tutto compatibile al nostro torrente, che è noto per le periodiche piene e inondazioni che, unitamente al Gardaluso e al Bozzente, ha provocato.
Il ricercatore tradatese Luciano Golzi Saporiti ha proposto un’etimologia differente, basata sul composto tra il prefisso di intensità ro > re “molto, troppo” e la radice celtica e indoeuropea *badios, *bodios, che sta per “giallo”[3], ma confrontabile anche col latino badius, che sta per “bruno”, “rossiccio”. Il senso di questa colorazione, diremmo ocra-marrone, si può intuire osservando la tipica tonalità del torrente in piena, carico dei fanghi e delle argille trasportate a valle.
[1] L. G. Saporiti, Toponimia del Seprio, 2018, inedito.
[2] D. Olivieri, Dizionario di toponamastica lombarda, Ceschina, Milano, 1961 (II), p. 455.
[3] L. G. Saporiti, op. cit.
Autore
Matteo Colaone