Il Parco ha portato la sua biodiversità nell’Unitre di Tradate e poi i soci dell’Unitre sono venuti a trovarci nei nostri boschi, accompagnati dalle Guardie Ecologiche. Ecco il resoconto di quest’ultima giornata, scritto da uno dei partecipanti.
“Dopo aver ospitato l’8 ottobre nella sede di via Mameli 13 una conferenza del dr. Andrea Mologni, i soci di Unitre Tradate hanno richiesto di poter sperimentare con tutti i cinque sensi le ricchezze naturali del Parco. Una cinquantina di soci si è iscritta all’uscita nel Parco e sabato 19 novembre alle ore 14 ci siamo ritrovati al parcheggio dell’Osservatorio per iniziare l’esplorazione.
Per molti partecipanti quei sentieri erano familiari, per alcuni invece erano solo la promessa di una emozionante scoperta. Con la guida delle tre guardie ecologiche volontarie tutti hanno imparato qualcosa che non sapevano. Di fronte a domande sulla composizione del terreno, sulle piante, sui funghi, sulla tipologia e sui comportamenti degli scoiattoli, degli uccelli, dei rettili, degli anfibi e degli altri abitatori del bosco anche i più esperti scoprivano di non avere tutte le risposte.
Nuove parole sono entrate nel nostro vocabolario: chi aveva mai sentito parlare del succiacapre e della cincia del ciuffo? Vedere le tracce lasciate sul terreno da un animale appena transitato e riconoscerle grazie alle guide è stato un gioco emozionante. L’avevamo visto fare in tanti film western nella nostra infanzia ma ora c’eravamo noi a ripetere quell’esperienza, consapevoli che in passato quel sapere garantiva la sopravvivenza dei nostri progenitori.
Passo dopo passo, man mano che i tre gruppi si inoltravano nel bosco, oltre alla curiosità aumentava anche la voglia di conoscere e condividere pensieri ed emozioni con chi ci camminava al fianco: un bel farmaco contro la solitudine sperimentata nei mesi delle chiusure forzate nelle nostre case. Gli occhi di alcuni frugavano avidamente il terreno per cercare di individuare i funghi, commestibili o velenosi che fossero. Trovarne uno era motivo di soddisfazione, quasi come aver vinto alla lotteria.
Alla fine del percorso, quando ormai il sole stava per calare, abbiamo attraversato con la giusta atmosfera l’ultima parte del cammino, il Sentiero magico che tanto impressiona i bambini. Questa volta l’incanto era riservato ai nonni. Alla fine del percorso i più tecnologici hanno consultato i loro contapassi ma come quelli che non amano contabilizzare la fatica erano egualmente soddisfatti della salutare sgambata.
Forse non tutti i partecipanti riusciranno la prossima volta a riconoscere a prima vista i pini silvestri, le robinie, le betulle, gli aceri e i castagni ma certamente hanno compreso la ricchezza e la complessità di un habitat in cui il mondo vegetale e animale sono fortemente interconnessi. Molti hanno chiesto di ripetere l’esperienza a primavera. E’ una promessa: ritorneremo!”
Testo di Daniela Franchetti