L’Italia è un paese forestale, anche se questo aspetto è spesso poco percepito dalla sua popolazione. Con circa 12 milioni di ettari di foreste, che coprono il 36,7% del territorio nazionale, l’Italia supera infatti Paesi come la Francia e la Germania. Ed il 31,8% del totale si trova in aree protette, posizionando il bel paese ben al di sopra della media europea, pari al 23,6%.
Eppure le foreste italiane restano in gran parte invisibili all’opinione pubblica.
Quasi l’89% del bosco è potenzialmente disponibile al prelievo legnoso, dunque alla gestione attiva nella sua accezione più tradizionale. Ma nonostante l’alta percentuale di verde, siamo tra i principali importatori di legna da ardere: solo il 30% delle risorse forestali viene sfruttato, contro una media europea del 60%.
Questa sottoutilizzazione delle foreste non è priva di conseguenze. Oltre a rappresentare una perdita economica, l’abbandono dei boschi comporta anche rischi ambientali significativi: la perdita di servizi ecosistemici, l’insistenza di specie invasive, problemi di rewilding, l’insorgenza di incendi forestali e in generale vulnerabilità agli eventi atmosferici. Negli ultimi 50 anni, si registra un trend di superficie annua percorsa dal fuoco tendenzialmente in flessione, ma anche una propensione a incendi di maggiore intensità e quindi di più difficile gestione. Rispetto a questi sarebbe più efficace un’opera preventiva, rispetto allo spegnimento di un grosso incendio.
Non è quindi solo un problema di utilizzo, ma anche di gestione dei boschi: le foreste italiane, triplicate dagli anni ’20 del secolo scorso, sono oggi il risultato di un processo non pianificato, di una non-gestione e di una crescita passiva dovuta a un cambio d’uso del suolo. Dal 2021 in Italia l’estensione dei terreni semi-naturali è maggiore di quella dei terreni ad agricoltura intensiva o semi-intensiva e questo trend nel cambiamento d’uso del suolo è ancora in corso e destinato ad aumentare.
Siamo davanti a un cambio di prospettiva: se un tempo era necessario evitare il disboscamento, poiché l’Italia era povera di foreste e bisognava ripristinarle, ora è decisamente differente. Eppure, oggi, solo un terzo dei boschi italiani è effettivamente gestito, lasciando la più grande infrastruttura verde del Paese in uno stato di sostanziale inattività. E così ci posizioniamo al penultimo posto nella classifica europea.
Ma c’è un aspetto importante da considerare. A chi appartengono i boschi? La maggior parte delle foreste è di proprietà privata. Ma parliamo di particelle di bosco di pochi metri quadrati con diversi proprietari, rinominati “proprietari fantasma”, o “urbani”, a marcare l’enorme distanza tra proprietario e bosco: siamo di fronte a una forte frammentazione e dispersione del patrimonio. Gestire i boschi in queste condizioni è molto difficile e la gestione attiva sta vivendo un progressivo crollo.
Allora, cosa possiamo fare? Supportare la ricomposizione fondiaria.
Le ASFO: una risposta concreta alla gestione delle foreste abbandonate
Le forme di gestione aggregate in Italia sono molteplici e le Associazioni Fondiarie rappresentano un modello di gestione collettiva delle terre abbandonate o incolte che potrebbe essere la chiave per ridare vita alle foreste italiane. Con un’opera di coordinamento e di sinergie, le ASFO consentono di superare la frammentazione delle proprietà, raggruppando terreni agricoli e forestali, e rendendo sostenibile la loro gestione senza intaccare i titoli di proprietà.
In Lombardia, questa forma di gestione è stata formalmente riconosciuta nel 2019 e, a oggi, rappresenta uno strumento importante per combattere l’abbandono delle aree montane e contrastare fenomeni di dissesto idrogeologico. La collaborazione tra privati ed enti pubblici permette una gestione più efficiente del territorio, promuovendo al contempo nuove opportunità economiche e occupazionali.
In questo contesto, il prossimo 2° Convegno Regionale delle ASFO Lombarde, che si terrà sabato 21 settembre 2024 a Brinzio (VA), rappresenta un’importante occasione di confronto su come le associazioni fondiarie possano contribuire alla gestione sostenibile delle foreste e del territorio agricolo. Dopo il successo del primo convegno, l’evento di Brinzio offrirà spunti di riflessione e di dialogo su temi sempre più attuali, come lo sviluppo del territorio e la tutela delle risorse naturali e intende porre l’accento su come le associazioni fondiarie possano diventare protagoniste di un nuovo modello di sviluppo territoriale, capace di coniugare sostenibilità e redditività.
Il Convegno sarà l’occasione per approfondire il ruolo delle ASFO non solo come strumento di gestione del territorio, ma anche come volano per nuove iniziative sociali ed economiche nelle aree montane e periferiche.
L’Italia ha davanti a sé una grande opportunità: trasformare le sue foreste da risorsa passiva e abbandonata in un motore di crescita sostenibile. Il percorso è tracciato, e strumenti come le ASFO potrebbero rappresentare la svolta necessaria per una gestione più consapevole ed efficiente delle risorse forestali del Paese.