Descrizione
La chiesa di S. Bartolomeo al Bosco è un edificio religioso d’epoca medievale che si trova nell’omonimo abitato, frazione di Appiano Gentile. Rappresenta un esempio di architettura romanica lombarda.
Pregevole nella sua semplicità se ammirata esternamente, l’interno è visitabile un solo un giorno all’anno, il 24 agosto, in concomitanza con la festa patronale. La chiesa è di proprietà privata.
Origini
Lo storico Luciano Golzi Saporiti ha recentemente avanzato l’ipotesi che nel luogo in cui oggi è la chiesa di S. Bartolomeo, doveva trovarsi un nemeton celtico, cioè un santuario tra i boschi. La localizzazione era al confine dei territori di competenza delle comunità di Appiano e di Castelseprio, dato che può avvalorare che il sito sacro avesse una funzione più ampia di quella prettamente locale. Con la romanizzazione, è possibile che il nemeton fosse sovrascritto al culto di divinità gallo-romane celebrate nel Tradatese e delle quali abbiamo testimonianze epigrafiche (come Lugos/Mercurio, Taranis/Giove o Ogmios/Ercole).
In quell’età già doveva esistere il villaggio di Vignate, che poi mutò nome in San Bartolomeo al Bosco.
La chiesa
L’avvento del Cristianesimo convertì il luogo, dedicando il tempio al nome dell’apostolo che, secondo una tradizione orientale, fu martirizzato tramite scuoiatura. Una cappella potrebbe essere già stata presente nel X secolo, se ci si affida al fatto – non ancora comprovato – che la cosiddetta urna di Walperto, oggetto misterioso rinvenuto nella chiesa di S. Bartolomeo nell’Ottocento, fosse stata traslata da Milano in quel secolo.
C’è invece traccia, tramite una sentenza giuridica del 1208, che nel 1136 o 1137 doveva essere avvenuta una fondazione di un capitolo, ossia di una comunità ecclesiastica di canonici; allo stesso periodo si potrebbe collocare una ricostruzione della chiesa in forme piuttosto ampie, con tre navate e colonnati in sarizzo, tanto che in un documento del 1205 viene definita “basilica”.
L’edificio medievale era dunque molto più grande dell’attuale; anche l’orientamento era differente, ovvero con il portale d’ingresso a nord-ovest e l’abside a sud-est, a 90° in senso antiorario rispetto alla configurazione odierna. Le dimensioni che possiamo osservare oggi – per la precisione – sono circa 2/5 rispetto a quelle che compaiono in tutte le piante delle visite pastorali fino al XVIII secolo: ancora nel 1747, alla visita del cardinale Pozzobonelli, la chiesa misurava ben 40 x 60 cubiti ( 1 cubito milanese = 44 cm), informazione che posticipa successivamente quella data i lavori di riarrangiamento.
Tale operazione dovette comprendere lo smontaggio e il rimontaggio del portale romanico sulla facciata ove è visibile oggi; tutta la parte posteriore l’edificio venne invece annessa all’edificio residenziale su cui la chiesa ancora si appoggia. Anche il campanile, probabilmente in origine più alto e robusto, fu probabilmente troncato e gli venne aggiunta un’anacronistica merlatura terminale.
La chiesa fu chiusa al culto nell’Ottocento. Grazie all’attenzione dello storico appianese Giuseppe Grilloni, venne dichiarata monumento nazionale nel 1925 e, più recentemente, sottoposta a un parziale restauro grazie all’interesse degli attuali proprietari.
Gli interni
Gli interni della chiesa, dopo gli interventi di ridimensionamento e alcuni lavori eseguiti del primo Novecento, celano il grosso del valore storico-artistico che dovevano avere originariamente. Notevole è il pavimento in cotto, recuperato, che in alcune aperture vetrate mostra un fondo antico e sconnesso in ciottoli locali.
L’altare è ancora disposto alla maniera pre-conciliare, ovvero rivolto verso l’abside. Dietro di esso si ammira la statua di marmo di San Bartolomeo, forse di uno scultore della fabbrica del Duomo della metà del Cinquecento, o ispirata da quella scuola.
Geolocalizzazione
Autore
Matteo Colaone