Descrizione
Il territorio del Parco della Pineta, così come gli ambiti rurali adiacenti e – più estensivamente – l’intera area padana, è caratterizzata da una peculiare tipologia architettonica che è la cascina (la cassina in lombardo). Si tratta di un complesso residenziale e agricolo, il cui equivalente urbano è la corte.
Entrambi condividono l’essere costruite attorno a un’aia o un cortile quadrangolare sul quale si affacciano edifici contigui, su alcuni o tutti i lati; l’accesso principale consiste in un’apertura carrabile arco (portone).
Origine e struttura della cascina
La cascina è il fulcro di economie e legami comunitari che si irradiano sia su terreni immediatamente esterni ad essa, che su altri disposti più lontano fino a giungere ai nuclei civili e religiosi di riferimento. Al contempo, è una struttura architettonica e antropica quasi totalmente autonoma dal punto di vista alimentare e idrico, ottenuta tramite una progressiva evoluzione di accorgimenti, tecniche e soluzioni.
L’origine delle cascine lombarde è probabilmente da ricercarsi in uno o più di questi sostrati insediativi non coevi: l’abitato rurale celtico, il modello della villa romane rustica, la fara longobarda al termine della sua fase nomade, ossia con lo stanziamento in Padania.
La struttura della corte può essere chiusa, aperta (ossia chiusa su tre lati), a “L”, a monoblocco o a edifici contrapposti. Nella maggior parte dei casi, l’impianto prevede un’aia interna che permette di meglio custodire le attività e i beni, oltre che rendere più controllabile l’accesso di estranei. Spesso l’ingresso è sovrastato da un piano rialzato a mò di torretta.
L’omogeneità delle piante può celare differenze di utilizzo degli edifici (abitazioni, stalle, fienili, granai) con diverse caratteristiche costruttive e di esposizione, così da meglio sfruttare l’insolazione e la ventilazione a seconda della destinazione d’uso.
Nella seconda parte del Medioevo, le cascine dovevano essere già piuttosto simili a come noi le conosciamo per proporzioni e stili. A partire dal Seicento in poi ne sorsero di nuove in tutta l’area padana, sullo stimolo dell’accresciuta economia legata allo sviluppo delle tecniche di coltivazione del foraggio e dell’allevamento di bestiame. In questa fase, con tutta probabilità, compare sempre più di frequente la tipologia a corte chiusa.
Nell’Ottocento la cascina lombarda si struttura come una piccola impresa agricola e rappresenta, fino alla metà del secolo successivo, un modello insediativo che ospita decine di persone, arrivando a centinaia nella Bassa. Solo il boom economico e l’industrializzazione della società andranno a sottrarre repentinamente popolazione alla cascine, con l’effetto che molte saranno abbandonate.
Ciononostante, all’interno del Parco della Pineta, la maggior parte delle cascine sono ancora abitate e funzionanti nel loro importante ruolo sia residenziale che agricolo.
Funzioni della cascina
L’economia tradizionale, fino all’età contemporanea, prevedeva e prevede due principali attività: l’agricoltura, rappresentata dalla coltivazione di grano, segale, granoturco, avena, patate, ravizzone, lino, cui si sommavano pratiche adiacenti come la gelsicoltura e la silvicoltura; l’allevamento, in particolare di bovini da carne e da latte, ma anche di ovini, caprini, maiali e uccelli da cortile.
La cascina è il fulcro della conduzione di questi lavori e della residenza della famiglia o delle famiglie che vi abitano, anche senza esserne proprietari. Più frequentemente in passato che oggi, non tutti i contadini erano proprietari della cascina e dei fondo che coltivavano. Esistevano dunque:
- i mezzadri o massari (massee): i capi della famiglia colonica che lavorava un podere di almeno 200 o 300 pertiche, associato al proprietario con un contratto di mezzadria (massaria), tipologia di locazione abolita negli anni Ottanta; costoro non pagavano un’affitto (pigione) ma dividevano col padrone metà (o altra quota stabilita) dei prodotti sia degli arativi che degli arborei (frutta, vino, noci…).
- i mezzadrucci (massiroeu): coltiva per il padrone un podere inferiore alle 100 pertiche ma superiore alle 40.
- i pigionanti (pisonant) o fittavoli (fittavol): pagavano al padrone un’affitto, una pigione, per vivere nei locali, con rinnovo di anno in anno e scadenza il giorno di S. Martino (11 novembre), termine dell’anno tradizionale agricolo. Potevano coltivare un podere di 30 o 40 pertiche.
Si noti come alcuni cognomi presenti anche nella nostra zona traggano da queste professioni: Massironi, Pigionati, Pisoni…
Nei nostri paesi l’allevamento dei bachi da seta era proibito a mezzadrucci e pigionanti che conducevano un podere troppo piccolo: tali disposizioni servivano per costringere i contadini a orientarsi verso colture più vantaggiose per il padrone. Ciononostante chi non poteva allevare i bachi da seta era comunque obbligato a condurre i gelsi, proteggendoli dal gelo e regolandone lo sviluppo.
Le cascine di rilevanza storica del Parco della Pineta
Il “Piano di settore delle cascine e del patrimonio rurale” è lo strumento di pianificazione secondiara del Parco e rappresenta una parte delle norme tecniche di attuazione del “Piano Territoriale di Coordinamento”. Nello specifico, esso raccoglie le prescrizioni relative agli interventi edilizi e urbanistici nei complessi agricoli da valore storico, al fine di tutelarne gli aspetti funzionali, estetici, paesaggistici e culturali.
I complessi agricoli storici riconosciuti sono i seguenti:
- Appiano Gentile:
- C.na Cantirèe
- C.na Carbonetti
- C.na del Bosco
- C.na Fasola
- C.na Filata
- C.na Fontana
- C.na Fornace
- C.na Monterosso
- C.na Pagliaccia
- C.na Roncamocc
- C.na San Bartolomeo
- Beregazzo con Figliaro:
- C.na Caldera
- Binago:
- Cassinazza
- C.na Cortigo
- C.na Lovaneda
- Carbonate
- C.na Moneta
- Castelnuovo Bozzente
- C.na Fabbrica
- Limido Comasco
- C.na Castigliona
- C.na Velza (Volta)
- Locate Varesino
- C.na Baravaglia
- C.na Cortellezzi
- Lurago Marinone
- C.na Restina
- Mozzate
- C.na Ronc Albino
- C.na Schina
- Tradate
- C.na Fogoreggio
- C.na Migoldo
- C.na Sanità
- C.na Scorpione
- C.na Villafranca
- Vedano Olona
- C.na Ronchi Pella
- Venegono Superiore
- C.na Malpaga
- C.na Piambosco
- C.na Villa
- C.na Colombera
Autore
Matteo Colaone